"puoi ascoltarmi solo 5 minuti?" Alice non aveva altre pretese, voleva solo che lui la ascoltasse. Che capisse cosa lei voleva. Ma a Marco non importava, non le fregava nulla di lei, la trattava come l'ultima ruota del carro e non le dava nemmeno il giusto peso. Lei, invece folgorata dall'amore che provava per lui era sempre li, sempre a dire " non va bene, aggiustiamola" ma quando manca un pezzo è impossibile aggiustare qualcosa.
Alice era la tipica ragazza che lottava per gli altri ma mai per se stessa, lei si metteva in secondo piano senza che ce ne fosse una reale necessità. Provava piacere nel vedere gli altri compiaciuti, ma lei nemmeno sapeva che sapore avesse la felicità.
Un giorno Alice era con Claudia, passeggiavano per il centro di Roma nel periodo degli sconti, l'unico periodo in cui potessero permettersi lo shopping a via del Corso. Quel giorno crollò il mondo di Alice, vide Marco che baciava un'altra, e quell'altra lei sapeva benissimo chi era, una collega, si chiamava Lucia. Come un fulmine a ciel sereno la cosa colpi Alice fino a farle tremare le gambe,fino a farle bloccare il respiro.
La sua reazione fu quella di andar via, come se fuggire da quel posto fosse un po fuggire dal tradimento di Marco.Lui, l'uomo della sua vita, quello per cui aveva cambiato città, lavoro e amici, l'aveva tradita.
Marco tornò a casa, posò la valigetta sul divano come era solito fare tutte le sere, andò in cucina e vide che non c'era nulla di pronto, nemmeno la tavola era apparecchiata. Salì in camera, Alice era seduta ai piedi del letto e fissava il pavimento, respirava profondamente e nonostante la presenza di Marco fosse ingobrante lei continuava a guardare fisso senza distogliere lo sguardo nemmeno un secondo.
"che c'è Ali?" , la chiamava ali solo quando era preoccupato per lei o mentre facevano l'amore, in tutti gli altri momenti lei era solo Alice. Le scappò una lacrima, poi inventò una scusa e andò a preparare la cena come se non fosse accaduto nulla.
Marco non si pose grandi interrogativi, Alice covava rabbia e rancore nei suoi confronti ma continuò a cucinare.
Era quell'indifferenza che la infastidiva, che la rendeva ancora più fragile di quanto già non fosse, era tutto quell'insieme di ansia e frustrazione in cui da anni viveva e che aveva represso che veniva fuori all'impazzata.
Dopo cena Marco si sdraiò sul divano a guardare la partita in replica e Alice tornò in camera da letto.
"una pillola?forse meglio due..." pensò Alice, si sentiva male, e le pillole le prese tutte. Si mise a letto e pregò,da bambina la madre le faceva fare una preghiera prima di andare a dormire e si sentì di nuovo quella sensazione di dovere verso Dio. " Ti prego Dio, finiamola qui".
Marco salì in camera da letto, Alice era nel letto sotto le coperte che dormiva, lui si sdraiò accanto a lei e si addormentò.
Al mattino Marco si alzò presto e chiamò ripetutamente Alice. Alice dormiva, per sempre. Trovò la boccetta vuota delle pillole sul comodino.
Non un biglietto, ne una spiegazione, nemmeno un'addio. Solo una lacrima scappata via per un nomignolo che era l'unico gesto d'amore che ormai Marco aveva per lei. Aveva preferito un'altra, e Alice una soluzione più stupida.
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