venerdì 10 maggio 2013
sto solo scappando?
Insomma, continuo a camminare, poi torno indietro, faccio un passo avanti, due di lato. Il mio non è un cammino, ma la danza tribale di un ballerino bendato, con qualche livido.
A volte vorrei mollare tutto. Vorrei andarmene da qualche parte nel mondo, perché ci sono giorni che qui mi sta stretto tutto. Questo mio disagio non mi fa capire dove sta il coraggio. Se lascio tutto e me ne vado, è coraggioso, o sto solo scappando? O è più coraggioso rimanere, affrontare le cose e cercare di cambiarle? Non capisco dove sta la mia libertà, non capisco da cosa sono schiavizzato.
Immaturo, immaturo, immaturo.
Addirittura ci sono dei giorni che affido le mie decisioni a dei giochetti. Tipo: se si apre l’ascensore entro cinque secondi, o se nel camminare pesto
delle righe del marciapiede, se accendendo il cellulare ricevo un messaggio, allora la mia decisione dev’essere sì. Se non succede, è no. A volte invece in metropolitana o in treno o sull’autobus mi fisso su una persona, mi concentro e mi ripeto: «girati girati guardami guardami girati adesso e subito». Se si gira è sì.
Ma il colmo è che se la decisione non mi convince, o non è quella che voglio veramente, penso che non vale e che era solo un pre-riscaldamento, e riprovo. Anche due o tre volte.
Sento che ho perso in modo chiaro il mio obbiettivo: c’è nebbia qui, nebbia e foschia.
Fabio Volo
Esco a fare due passi
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