La vita di ogni uomo è segnata inevitabilmente dal distacco e dal cambiamento ,dal momento in cui nasciamo,anche semplicemente come cellule,siamo destinati a cambiare,a mutare forma,venendo al mondo veniamo separati dal grembo materno ed ecco il primo distacco comune a tutti gli uomini.
Crescendo però siamo destinati a esperienze diverse. Catullo parla della perdita di suo fratello ,vede la morte come la solitudine e la fine;è arrabiato con la vita ,che gli ha portato via ciò che aveva di più caro:un fratello che è il tuo primo amico,uno che comunque vadano le cose ci sarà sempre per te come nessun altro, e perdere un fratello è il dolore più immenso, insieme alla perdita di un figlio,che l'uomo possa provare.
La casa è sinonimo di famiglia nella nostra cultura e sia Ugo Foscolo e Alessandro Manzoni tengono a sottolinearlo. Trattano l'allontanamento dal luogo che è considerato un rifugio e nel quale si hanno tanti ricordi,spesso legati all'infanzia e all'adolescenza;ne "le ultime lettere di Jacopo Ortis" non c'è una speranza dopo l'abbandono della propria casa, si prospetta solo una condizione di solitudine e tristezza ,mentre nei "promessi sposi" Lucia anche se è afflitta dal dolore,di abbandonare ciò che le è familiare per andare verso l'ignoto,ha la sua incrollabile fede che rende il distacco sopportabile e la spinge a pensare che "Dio non turba la gioia dei suoi figli se non per prepararli ad una gioia più grande".
Gianna Schelotto racconta di un'esperienza molto comune a noi meridionali,la migrazione verso il nord,considerato quasi una "terra promessa",un luogo migliore,racconta dell'emozione del cambiamento ,della voglia di nuovo,delle aspettative. Ma non è sempre tutto come ce l'aspettiamo ,infatti dice che l'impatto è stato atroce,perchè la realtà non risparimia nessuno,nemmeno i sogni dei giovani.
il tema del cambiamento e del distacco è trattato da molte persone perchè riguarda un pò tutti,come dice Cristiana De Caldas Brito ,in un' intervista di C.Collera,"siamo tutti migranti" e lo siamo quando lasciamo il vecchio per il nuovo,ed in questo ci aiuta il tempo che cancella il superfluo e conserva l'essenziale,ciò che basta , lo portiamo nel nostro bagaglio personale che ci portiamo dietro un pò come Odisseo, che va alla ricerca di se stesso abbandonando tutto.
Nel quadro di De Chirico viene rappresentata la solitudine nella sua forma più pure,mentre lo scrittore Julio De Montiero Martins da più positività al distacco dalle proprie radici e sottolinea il fatto che quando uno parte deve essere pronto e consapevole.
Scrivendo del distacco mi sono resa conto che anche a me spesso viene in mente l'idea di poter partire, un giorno, andare via per inseguire la fortuna,perchè sono dell'idea che uno la fortuna un po se la crea. é vero,tante persone sono costrette ad andarsene ,ma tante altre non desiderano che il cambiamento ,non solo sdradicandosi dalla propria città,ma un vero e proprio cambiamento interiore. Tutti gli uomini hanno in comune tre cose: l'essere uomini,il desiderio di libertà e la ricerca della felicità.Andando contro corrente con il pensiero giovanile odierno,sostengo che non bisogna "scappare" ma bisogna cambiare la propria vita mettendosi continuamente in discussione e cambiando se stessi avviene il vero e proprio cambiamento. Bisogna distaccarsi dalla negatività e dal superfluo piuttosto che da noi stessi.
Alla fine passa tutto,anche il dolore,ciò che resta siamo noi stessi ed è giusto che averne cura.
Tutti siamo accomunati dalla ricerca di un nostro posto nel mondo ,prendiamo strade diverse ma speriamo tutti di arrivarci.
Giulia Casella